Ilaria Galbusera, lo sport per volare oltre ogni barriera

1419

di Gianluca Prudenti

Ilaria Galbusera è una pallavolista, capitana della nazionale italiana di pallavolo sorde con cui ha vinto un argento alle olimpiadi di categoria del 2017 e il titolo di campione continentale agli europei del 2019. Ma non solo… E’ stata anche Miss Deaf World nel 2011, è stata nominata all’Ordine al merito della Repubblica italiana dal Palazzo del Quirinale e ha ottenuto numerosi riconoscimenti in ambito cinematografico con il documentario sulle realtà di atleti azzurri affetti da sordità intitolato “Il rumore della vittoria” in collaborazione con il regista Antonino Guzzardi… Ma di fermarsi proprio non ci pensa… L’idea è di continure a fare ciò che ama per permettere l’inclusione e l’integrazione delle persone sorde.

 


 

Ilaria, Come è nata la passione per lo sport e in particolare per la Pallavolo?

É una passione nata un po’ per caso: fino a 13 anni ho praticato sport idividuali come tennis e pattinaggio artistico ( anche se ci pensi per una ragazza sorda è un po particolare), nuoto, sci e cosi via. Poi a 13 anni ho vissuto un periodo particolare, perchè durante l’ adolescenza non accettavo sordità e non accettavo di essere diversa. Però insieme ai miei genitori andavo a vedere le partite di pallavolo di mio fratello Roberto, che ha quattro anni più di me, e mi piaceva il fatto che lui socializzasse e fosse facile fare amicizia divertendosi. Così è nata in me la voglia di provare uno sport per divertirmi ma anche per avere la possibilità di fare nuove amicizie. In quel periodo ero molto sola e non volevo andare a scuola: mi sentivo un po’ isolata. Non era bullismo, più isolamento, nessuno mi calcolava. La pallavolo è stata una valvola di sfogo, ho conosciuto la Nazionale di pallavolo sorde ed è stata la scoperta della libertà. Ho spiccato letteralmente il volo: per la prima volta ho visto ragazze con la mia stessa disabilità completamente realizzate nella vita e ho capito che anche io sarei potuta diventare qualcuno se avessi voluto.

Pratichi anche altri sport? Sei tifosa?

Mi piace lo sport in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi generi, vado a sciare a faccio arrampicata: mi piace sperimentare sport estremi, sono curiosa e appassionata. Non amo il calcio, non ho una squadra del cuore ma seguo la Nazionale femminile di calcio molto volentieri. Sono orgogliosa di quello che stanno portando avanti in un periodo importante come questo.

Quanto ti ha aiutato nella vita praticare uno sport?

La pallavolo mi ha aiutato a superare difficoltà e sfide quotidiane che la sordità mi poneva. E riuscivo a traslare il modo di pormi nello sport anche nella vita. Lo sport ancora oggi credo sia importantissimo per l’autostima di un bambino e poi è veicolo portatore di valori come amicizia, rispetto ed educazione. Rispetto anche del diverso per includere e integrare.

In un’intervista ho letto che hai dichiarato che dal punto di vista linguistico la tua infanzia è stata un “casino” Ci spieghi ?

Ma no, non un casino vero e proprio. Semplicemente sono cresciuta bilingue: sono figlia di mamma udente e papà sordo, mio fratello è udente ma ho diversi parenti sordi. Sono cresciuta con la lingua italiana e con quella dei segni.

Da anni ti batti per il riconoscimento della LIS come lingua ufficiale dello stato italiano. A che punto siamo? Secondo te perchè non è ancora stata riconosciuta?

Ad oggi siamo l’ultimo paese europeo che non riconosce la lingua dei segni come lingua ufficiale. La convenzione dell’Onu per le persone con disabilità del 2006 riconosce e tutela la lingua dei segni. Non so perchè in Italia il disegno di legge sia ancora fermo in Senato. Ancora oggi stiamo combattendo per portare avanti questa battaglia.

Ilaria Galbusera

La sordità è una disabilità particolare, perchè praticamente invisibile, pensi sia molto più difficile rapportarsi con gli altri?

La sordità non è particolare, è una disabilità come tutte le altre. E’ vero che è una disabilità invisibile, nasce nel momento in cui ti metti in relazione con un’altra persona. Non credo sia più difficile rapportarsi con gli altri. Forse è più difficile per gli altri rapportarsi con me quando scoprono che sono una persona sorda.

Ci racconti cosa provi un minuto prima di scendere in campo?

Le emozioni sono tantissime, inspiegabili: ansia mista a eccitazione e felicità, ma anche un po’ di preocupazione a seconda dell’avversario. Più la sfida è difficile, più le emozioni sono intense, da batticuore.

Curiosità tecnica… Come fate per chiamarvi la palla?

Il regolamento prevede che tutte giochiamo senza protesi e dispositivi acustici e questo vale per tutti i campionati nazionali e internazionali. Per chiamarci la palla quando arriva in zona di conflitto durante la ricezione o la difesa, agitiamo leggermente le braccia per avvisare la compagna che andremo sul pallone. É tutto un gioco di guardi di pochissimi secondi, ma ci capiamo. Per le alzate invece mi trovo meglio a giocare in una squadra di ragazze sorde rispetto che a una squadra Fipav (con cui ci alleniamo durante l’anno). Sappiamo già prima quale palla viene chiamata, è un gioco basato sulla fiducia!

Ilaria Gabusera

E invece un minuto prima di essere proclamata vincitrice Miss Deaf World 2011?

Guarda li è ancora più difficile spiegare. Ho partecipato a Miss Deaf World per una promessa fatta a mia nonna che era sorda come me e che era mancata pochi mesi del concorso. Lei ha desiderato tantissimo che io partecipassi perchè ero l’unica nipote femmina. Le emozioni erano tante ma non avevo aspettative, non pensavo di vincere, per me era già importante partecipare. Immagina un minuto dopo… Quando mi hanno proclamato vincitrice il pensiero è andato subito lassù, a mia nonna che probabilmente ci ha messo lo zampino!

Di minuti prima importanti nella tua vita ce ne sono stati tanti… Nel 2018 sei stata nominata Cavaliere Ordine al merito della Repubblica italiana… In quel momento che emozioni hai provato…

Emozioni fortissime, un minuto prima di stringere la mano al Presidente Mattarella mi sono sentita orgogliosa di essere li per incontrare il Capo dello Stato. Ho avvertito la consapevolezza di un percorso iniziato anni fa per il piacere di fare le cose. Ho capito che questa è la strada giusta che mi permette di continure a fare ciò che amo per l’inclusione e l’integrazione delle persone sorde.

 

Ilaria Gabusera

Tornando allo sport, hai elevato le discipline sportive a mezzo per superare i limiti e le barriere e a strumento di scambio e di inclusione con il documentario “Il Rumore della vittoria”. Ci racconti come è nata l’idea e come avete fatto a realizzarla.

Il rumore della vittoria è un docufilm nato un po’ per caso. Le nazionali dedicate ad atleti sordi non sono così conosciute come altre nazionali, come quelle paralimpiche. Le persone sorde non rientrano in queste categorie. É nata l’esigenza di voler rendere visibile qualcosa che ai più non lo è. Spesso media, come giornali e tv dimenticano questa cosa. Si è voluto provare a raccontare la storia di sei atleti che indossano la maglia azzurra in sport diversi, sia di squadra che individuali, sia uomini che donne, con sordità e storie di vita completamente diverse incrociandoli in un racconto di 67 minuti per sensibilizzare su argomenti quali sport e sordità.

Nella vita hai già realizzato parecchi sogni… Ci sveli quale sarà il prossimo?

Bellissima domanda! Ho tantissimi sogni ancora da realizzare non so dirti quale sarà il prossimo… Se te lo dico che sogno è?!!