Claudio Pilutti, vi racconto il mio basket.

1269

FOTO: Il Resto del Carlino/Bologna

487 presenze e 3957 punti in Serie A, un esordio scintillante contro Joe Bryant, la crescita a Trieste e la consacrazione a Bologna, dove ha vinto uno scudetto ed è entrato nel cuore dei tifosi. Claudio Pilutti ci racconta il suo minuto prima…

di Gianluca Prudenti.

Ci racconti come è cominciata la tua carriera?

Sinceramente non c’è stato un episodio, è venuto tutto abbastanza naturale. Mi hanno portato a giocare a basket amici di scuola. A Mestre negli anni ottanta c’era un vivaio molto florido, il presidente credeva molto nei giovani. Il mio debutto in Serie A è stato condito da una schiacciata in faccia Joe Bryant, papà di Kobe, e da li tutto è cominciato… E’ stato un mix di bravura e fortuna… Direi che quella partita contro Rieti è stata determinante per la mia carriera: Gianni Asti ha avuto fiducia in me e mi ha buttato dentro giovanissimo, da quel momento si è cominciato a parlare di me…

Mestre, Trieste e Bologna… cosa hanno rappresentato per te queste squadre?

Tantissimo! Anche la parentesi a Cantù. Sono molto legato a tutte: Mestre mi ha lanciato, era la società di casa; a Trieste sono diventato grande con Boscia Tanjevic, siamo partiti dalla B e siamo arrivati a giocare una semifinale di campionato e una finale  “Coppa Korać”. Avevo 20 anni, sono diventato capitano e ho avuto la fortuna di giocare con campioni del calibro di Gentile, Bodiroga, Fucka, Meneghin e De Pol. La Fortitudo è la Fortitudo. A Bologna ho ottenuto le più grandi soddisfazioni della mia carriera, vinto lo scudetto e giocato in Eurolega.

FOTO: www.bolognabasket.org

Sei stato eletto miglior ala nella storia della Fortitudo… Che effetto fa?

Sono molto contento anche se è una graduatoria fatta dai tifosi. Ci sono state tante ali più forti di me, ma il fatto che abbia giocato li 7 anni

vincendo anche lo scudeddo credo abbia pesato. Credo sia rimasto nel cuore il mio modo di giocare.

Guarda il video di ringraziamento ai tifosi.
VIDEO: “Il Fortitudino”

Come vivevi il minuto prima dell’inizio della gara?

Bella domanda… C’è una grande pressione prima di ogni partita. Io ho sempre vissuto con ansia da prestazione tutte le partite importanti. E’ come dare un esame, ti alleni tutta la settimana per la partita e devi dare il massimo in quel momento li. A dire il vero non la vivevo benissimo, avevo sempre molta tensione: non volevo deludere me stesso, i miei compagni e i tifosi…

Insomma la vita dell’atleta professionista non è tutta “rose e fiori”…

Io ho sempre pensato e detto che delle volte avrei voluto far provare a qualcuno quello che si prova nel tragitto dallo spogliatoio al campo: quando salivo la scaletta che portava al campo e mi trovavo davanti la marea umana della fossa. Non è facile, c’è tantissima pressione, non è come andare al campetto a far due tiri, è un lavoro e hai la responsabilità di vincere, soprattutto alla Fortitudo. E’ molto più complicato di quello che sembra.

Come ci si allena a sopportare la pressione?

Più allenamenti e partite fai, piu ti abitui, ma non è vero nemmeno quello. Nel giorno della partita cercavo di estraniarmi dall’esterno. Magari stavo da solo, andavo in palestra e non parlavo con nessuno, cercavo il modo per concentrarmi su quello che si doveva fare in campo. Vedendo l’aria che tirava negli spogliatoi prima delle partite credo fosse una cosa comune per tutti: si scherzava fino a un’oretta e mezza prima, poi basta.

Serve avere dei gesti scaramantici?

Credo di si, inconsciamente ti danno sicurezza. Io mi allacciavo prima la scarpa sinistra di quella destra, oppure, se non avevo problemi particolari, facevo sempre gli stessi esercizi di streching nella stessa sequenza, e ancora, non tornavo negli spogliatoi se alla fine riscaldamento non segnavo un tiro da tre. Magari per caso lo fai una volta, ti va bene e continui a farlo. Non serve a niente, ma ora è facile dirlo, quando giocavo era diverso!

Quanto è cambiato il basket oggi?

Il basket è cambiato tanto. Io non mi ci riconosco più ma probabilmente 20 anni fa c’era chi non si riconosceva nel mio basket, è una questione generazionale. Ora conta molto più il fisico, probabilmente si lavora meglio ma devo dire che vedo meno tecnica. Si lavora molto meno sui fondamentali. A Trieste ricordo allenamenti interminabili per cambio di mano davanti, dietro la schiena e altre fondamentali, lo facevo io e lo faceva anche Meneghin, che aveva vinto tutto… Era normale… Ora si fa molto meno e si vede…

Milano sembra in fuga, dietro c’è un quartetto con Brindisi e Sassari che però devono recuperare alcune partite…

Milano è in fuga ma non è importante ora, la cosa importante è che mi sembra più quadrata, gioca molto meglio in difesa. Dietro mi sorprende la Virtus e le sei sette partite che ha perso in casa. E’ una delle poche che gioca un bel basket ma raccoglie poco. Brindisi non so se è pronta a giocarsi qualcosa, Sassari è simile a Brindisi. Venezia ha patito molto il Covid ma potrebbe essere una squadra che alla lunga può dar fastidio…

La tua Fortitudo?

Io speriamo che me la cavo… (ride) In questo momento sta giocando meglio da quando è arrivato Luca Dal Monte. Se continuano a giocare con questa intensità e voglia, credo che sia possibile andare ai playoff. Non di più, ci sono stati troppi cambiamenti in corsa e così è difficile trovare la quadra.

E invece la NBA? segui? chi ti piace?

La seguo, guardo i risultati ma non mi piace, soprattuto in questa stagione. Quando vedi partite che finiscono 140 a 120 vuol dire che qualcosa non va: tirano tutti da 8/9 metri e difendono poco. Meglio l’Eurolega che offre una bella pallacanestro fisica e tosta.

Oggi che fai?

Da 14 anni faccio l’agente immobilare… C’è stato un periodo in cui mi sarebbe piaciuto fare l’allenatore, magari per lavorare singolarmente con i giocatori sui fondamentali. Ora mi piace fare lo spettatore… Da casa!